Le Reclute by Katherine A. Applegate

Le Reclute by Katherine A. Applegate

autore:Katherine A. Applegate [Applegate, Katherine A.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ISBN 88-04-50868-X
editore: Mondadori
pubblicato: 2011-01-30T09:47:13.062000+00:00


Capitolo

13

Marco sollevò il mantello formando una mezzaluna sfavillante.

— Noi! — rispose con prontezza.

James e la ragazza lo guardarono fissamente, seri.

— Il mio famigerato fascino non sembra funzionare in questo posto — commentò Marco sottovoce.

Udimmo un rumore provenire dalla stanza dietro a James.

— Ci vediamo dopo — disse il ragazzo.

La ragazza pallida annuì e tornò verso di noi.

James si girò bruscamente e spinse la sedia a rotelle nella stanza.

Lo seguimmo.

C'era un ragazzo disteso sul letto vicino alla porta. I capelli scuri erano stati tagliati approssimativamente, in certi punti erano troppo corti. I suoi occhi seguivano ogni movimento di James. Il resto del corpo era immobile. James si portò accanto a lui.

— L'infermiere sta arrivando con le tue medicine, Pedro. Non ti preoccupare, arriva subito. Vuoi sentire un po' di musica?

Gli occhi di Pedro si chiusero e si riaprirono.

— Rock?

Pedro lo fissò senza battere le palpebre.

— Country?

Gli occhi di Pedro si mossero, le ciglia si abbassarono.

— E country sia — esclamò James spingendosi verso la radio. — Anche se proprio non capisco come fai ad ascoltare questa roba — lo stuzzicò.

Ci allontanammo dalla porta.

— E adesso? — sussurrò Jake. — Come facciamo a farci accettare da questi ragazzi?

— È impossibile, credo — disse Marco. — Ci detestano.

— Scusate per la brutta accoglienza. — Era la ragazza con la tuta. — Io sono Collette.

— Ciao. Io sono Cassie. Questo è Marco. E questo è Jake. Siamo venuti per farvi un po' di compagnia, ma, mmm... sembra che ci stiamo muovendo nella direzione sbagliata...

— Già — aggiunse Marco. — I piccoli sembravano contenti di vederci. Perché quassù siete tutti così scontrosi?

Collette prese a spingere la sedia a rotelle in direzione degli altri ragazzi. Noi ci avviammo al suo fianco.

— Adesso vi dirò una cosa — iniziò. Non c'era rabbia né amarezza nella sua voce. — Un ragazzo disabile è come un gattino quando diventa adulto. Quando sei un gattino, tutti vogliono farti le coccole e giocare con te. Poi cominci a crescere, e diventi solo un fastidio. Alcuni di questi ragazzi non tornano a casa da anni. — Ci indicò la stanza di James. — Uno come lui può sperare solo di trovare una buona casa di accoglienza per quando sarà troppo vecchio per stare qui dentro. Ed è qui da quando era piccolo. È stato investito da un automobilista ubriaco quando aveva quattro anni. Sua madre l'ha portato qui per l'operazione e non è più tornata a riprenderselo.

— Okay — disse Marco. — Può essere scontroso fin che vuole.

Jake tossicchiò, per avvertirci che James stava uscendo dalla sua stanza. Ci superò e si diresse in fondo al corridoio.

— Dove sta andando? — chiesi.

— C'è un'altra sala comune in fondo al corridoio, dopo quella porta. È un buon posto se uno vuole starsene un po' da solo. Si può chiudere la porta. James ci passa un sacco di tempo.

— Pensi che potremmo parlare con lui? — chiesi.

— Provateci! — rispose Collette. — James non è troppo cordiale. Ma è un tipo in gamba. È lui che fa in modo che ci sia sempre tutto quello di cui abbiamo bisogno.



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